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La Chiesetta Scomparsa di San Nicola: la storia (e la leggenda) che vive ancora nel cuore di Turi
A pochi passi dal Castello Marchesale di Turi, dove oggi si apre una piccola piazza, un tempo sorgeva una minuscola chiesetta in pietra dedicata a San Nicola di Bari. Di quell’edificio non resta più nulla: fu demolito nel 1970, nel pieno della modernizzazione del centro storico. Eppure, la sua memoria continua a vibrare nelle storie, nei documenti e nelle emozioni dei turesi.
Secondo una antica leggenda popolare, all’interno della chiesetta si trovava un affresco di San Nicola. Ogni volta che, per incuria o intenzione, qualcuno provava a coprirlo di calce, il volto del santo riaffiorava misteriosamente. Come se San Nicola volesse continuare a proteggere il paese e ricordare la sua presenza alla comunità. Un racconto che ha tramandato nei secoli un’aura di fascino e spiritualità attorno a questo piccolo luogo sacro.
Anche le fonti storiche confermano l’importanza dell’edificio. Un atto del 1606 lo descrive come “rinnovato ma privo di altare e immagini”, mentre nel 1659 altri documenti testimoniano restauri volti a ripristinare la sua funzione liturgica. Per lungo tempo, l’abside – la cosiddetta scarsella – custodì l’affresco di San Nicola, affiancato da un’immagine della Madonna ancora visibile fino agli anni Sessanta.
Col passare degli anni, la chiesetta perse la sua vocazione religiosa e divenne prima abitazione, poi cantina e magazzino. Negli anni Sessanta era di proprietà di Rocco Rizzi, produttore di vino, e successivamente del fioraio Andrea Di Pinto. Nel 1970, senza rilievi né indagini archeologiche, l’antico edificio fu demolito: una scelta che privò Turi di un prezioso frammento del suo passato.
Anche nel 2003, quando l’area fu ripavimentata e ribattezzata Larghetto di San Nicola, nessuna verifica preventiva venne eseguita. Un’altra occasione mancata per recuperare tracce della struttura originaria o eventuali reperti.
Oggi della chiesetta resta solo il ricordo: fragile ma tenace. Vive nei documenti d’archivio, negli studi storici, e soprattutto nelle voci di chi continua a raccontare la leggenda del suo affresco miracoloso. Un angolo dimenticato che, attraverso la memoria collettiva, diventa simbolo di identità, devozione e appartenenza.
Un invito, per chi visita Turi, a scoprire non solo ciò che è visibile, ma anche ciò che sopravvive nelle storie: il cuore segreto del borgo.
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