Tre chiese, un’unica luce
- Turi BorgoAntico
- 1 giorno fa
- Tempo di lettura: 3 min
Un pellegrinaggio pittorico nella Natività di Gesù a Turi
C’è un modo silenzioso e antico di avvicinarsi al Natale: camminare lentamente tra le chiese di un paese, lasciare che siano le immagini a parlare, che la pittura diventi racconto, preghiera, memoria.A Turi, la Natività di Gesù non è un’unica immagine, ma un cammino in tre tappe, un piccolo pellegrinaggio dell’anima che attraversa San Giovanni Battista, la Chiesa Madre dell’Assunta e Santa Chiara. Tre luoghi, tre sguardi, un solo mistero: Betlemme.
San Giovanni Battista: il Natale in miniatura
Nella penombra raccolta dell’ex chiesa dei francescani riformati, la Natività si fa quasi invisibile, e proprio per questo preziosa. È una miniatura, un frammento di luce incastonato nel grande dipinto della Madonna del Rosario (1595), attribuito ad Alonso de Corduba, pittore di origine iberica attivo tra Bitonto e Ruvo.
Nel piccolo ovale del terzo Mistero gaudioso, il Natale prende forma con grazia miniaturistica: la Sacra Famiglia, il bue e l’asinello, un pastore adorante, l’angelo, il cielo che si tinge dei colori del tramonto. Tutto è raccolto, essenziale, come se il pittore avesse voluto suggerire che il miracolo più grande avviene sempre in silenzio, ai margini, quasi senza farsi notare.

Chiesa Madre dell’Assunta: il Natale che illumina
Entrando nella Collegiata di Maria Santissima Assunta in Cielo, il racconto natalizio si rinnova nell’altare della Madonna di Terrarossa, cuore devozionale della comunità. Intorno alla celebre tavola rinascimentale firmata da Stefano da Putignano, si snodano i quindici Misteri del Rosario, dipinti nel 1742, probabilmente dal pittore Donato Paolo Conversi.
Qui la Natività è più terrena, più umana. I pastori avanzano in primo piano, la Madonna stringe il Bambino con un gesto che sa di protezione e tenerezza, mentre una lama di luce entra nella stalla e lascia Giuseppe in ombra. È un Natale fatto di chiaroscuri, di fatica e speranza, di mani ruvide e cuori semplici. Un presepe dipinto che racconta l’attesa e la fragilità, come solo il Settecento meridionale sa fare.

Santa Chiara: il Natale che vortica
Nella chiesa ex conventuale di Santa Chiara, il viaggio trova il suo culmine. Qui la Natività non è più miniatura né frammento, ma immagine totale. La tela attribuita a Samuele Tatulli (Palo del Colle, 1754) avvolge lo sguardo in un movimento circolare, quasi danzante.
Il Bambino è al centro, fonte di ogni luce. Maria lo sorregge e lo indica, Giuseppe dialoga con i visitatori, gli angeli attraversano la scena come un soffio. E poi c’è San Marco, figura imponente e inattesa, con il leone ai piedi: una presenza teologicamente “fuori scena”, ma visivamente potentissima. Tatulli costruisce così un Natale dinamico, teatrale, dove la nascita di Cristo diventa forza che attrae, che mette in movimento, che rompe le regole per affermare un messaggio universale.

Un unico mistero, tre sguardi
Questo breve itinerario non è solo un percorso artistico. È un invito a guardare il Natale con occhi nuovi, antichi come quelli dei pastori. A riconoscere che la storia del mondo ha cambiato direzione in una stalla, tra ombre e luci, silenzi e canti lontani. A Turi, quel mistero continua a parlarci, dipinto sulle tele, custodito negli altari, affidato allo sguardo di chi sa ancora fermarsi.
Fonte: testo rielaborato da articolo di Giovanni Lerede, pubblicato il 22/12/2024 – sezione Cultura.
Didascalie foto (Giovanni Palmisano):
Madonna del Rosario, particolare della Natività, Alonso de Corduba (attrib.), 1595, Chiesa di San Giovanni Battista, Turi.
Altare Madonna di Terrarossa (o del Rosario), particolare della Natività, Donato Paolo Conversi (attrib.), 1742, Chiesa Madre dell’Assunta, Turi.
Natività con San Marco Evangelista, Samuele Tatulli, Turi, Chiesa di Santa Chiara.





Commenti